comprendere
le vere necessità degli altri e più efficace nell'aiuto, il nostro
stesso lavoro avrà dimensioni meno personali, più universali". "Non
vi è limite alle grazie che Dio dispone a donarci, che non sia posto
da noi stessi. La misura sarà fissata dunque da noi... con la coerenza
delle nostre azioni, del nostro vivere quotidiano, guidati dalla
nostra volontà alimentata dall'amore. Noi siamo un condotto attraverso
il quale può fluire una fresca acqua ristoratrice... così da far
crescere molti e grossi frutti". Ma questo "programma di vita" ha
una condizione: il sacrificio. "La carità diventa così orientamento
fondamentale della vita, impegno della propria esistenza al servizio
degli altri; tutto questo porta inevitabilmente a sperimentare la
Croce" che "dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di
quanti cercano la pace e la giustizia". "La Madonna ci ricorda che
l'amore è sacrificio. Un sacrificio che va accettato e vissuto nella
vita quotidiana, rinunciando a noi stessi, perché solo Gesù viva
e trionfi in noi. Se pensiamo a noi stessi, amarci (ed è il nostro
primo dovere) vuol dire accettare ciò che è il nostro vero bene:
non ciò che maggiormente ci attira, ci alletta, ci seduce, ma ciò
che produce il nostro bene. Se pensiamo al nostro prossimo: amarlo
vuoi dire accettare nel nostro cuore, per poi attuarlo, tutto ciò
che è il suo bene. Non dunque l'accondiscendenza ma anche la severità,
l'impopolarità, se sono necessari per il suo bene. Si comincia così
a capire perché amore vuoi dire sacrificio perché la risposta che
dovremo attenderci sarà di riconoscenza e di ricompensa, ma solo
da Dio, non dal nostro prossimo". Queste parole rivelano la statura
di un uomo che è affatto ingenuo o "buonista"; anzi, egli è ben
consapevole dei limiti delle persone che incontra ma non si lascia
determinare da tali limiti, che pure lo fanno soffrire. Non v'è
traccia né di cinismo né di disillusione né tantomeno di violenza,
ben certo che "il premio promesso inizia sin da ora e che per ottenerlo
i sacrifici vanno fatti non in funzione e per la ricerca della ricompensa,
ma per il regno di Dio, cioè per amore".
|
|
"Era necessario che il quotidiano diventasse eroico e l'eroico quotidiano",
ebbe a dire a Norcia Giovanni Paolo li, parlando di San Benedetto
e dei suoi tempi, un'espressione che ben sintetizza anche l'urgenza
del nostro tempo in cui proprio la vita quotidiana, e in particolare
il lavoro, è programmaticamente sottratta all'incidenza della fede,
come se essa fosse inutile e priva di nesso con gli interessi normali
delle persone. Già il poeta inglese T.S. Eliot nei suoi Cori da"La
Rocca" (1934) descriveva la City preda del tempo, dove la Chiesa
è sentita estranea: "Gli uomini non hanno bisogno della Chiesa /
nel luogo in cui lavorano, ma dove passono le domeniche / Sei giorni
lavoriamo, il settimo vogliamo andare in gita / Nei distretti industriali
mi dissero / delle leggi economiche / E sembra che lo Chiesa non
sia desiderata / Nelle campagne, e nemmeno nei sobborghi; in città
/ Solo per importanti matrimoni". La testimonianza di Mori evidenzia
l'utilità della fede come responsabilità, come urgenza di spendere
il talento che Dio ha dato, come indomabile costruttività per il
bene di tutti. Impressiona il fatto che fino a poco più di vent'anni
fa per cuocere una piastrella occorrevano circa tre giorni con enorme
dispendio energetico, bassa produttività e modalità di lavoro pesanti,
mentre con la tecnologia messa a punto da Mori il tempo di cottura
sia passato ad un'ora con un aumento proporzionale di produttività,
di redditività e con una condizione lavorativa divenuta assai più
favorevole. Le ragioni dell'uomo Mori, quali si possono trarre dai
testi che ci ha lasciato, trovano una inequivocabile documentazione
nelle sue azioni che ce lo mostrano lealmente e totalmente impegnato
con la realtà umana e professionale che incontra. L'imprenditore
Mori non si spiegherebbe fuori del distretto modenese, caratterizzato
da una grande tradizione
|