UNA DOLCE MELODIA QUANDO CALA LA SERA
Il diario di Maria Manuela Mori

M.MANUELA MORI

Ho conosciuto l'Ing. Uberto Morì e la sua famiglia nell'estate dei 1961. Un comune conoscente mi aveva chiesto la cortesia di seguire come medico e pediatra, durante la villeggiatura a Pavullo della famiglia Mori, la sua ultima bambina, dell'età di pochi mesi, affetta da una gravissima cardiopatia congenita, che a quei tempi non era né esattamente accertabile né suscettibile di correzione chirurgica.(...)
La bimba non ebbe più di un anno di vita.(...)
Uberto Mori rimane impresso nel mio ricordo e nel mio giudizio come la persona laica cioè non votata a vita religiosa (ma professionista sposato e con figli, quale era) che più di ogni altra conosciuta nel corso della mia vita ha applicato al proprio modo di vivere, in particolare al rapporto con la famiglia e con il prossimo, l'insegnamento di Gesù Cristo. Mirabile soprattutto è il modo con cui l'applicava: la semplicità, la naturalezza senza alcuna forzatura pedagogica o dimostrativa.
Traduceva la fede religiosa in una fidiucia serena in Dio, che permeava il modo di pensare, il modo di vivere, le azioni quotidiane. Di lui ricordo anzitutto la pacata accettazione dei dolore nella vita, anche quando era straziante. La capacità di agire, di cercare e trovare ogni mezzo possibile per ottenere un rimedio al male, se non la guarigione almeno un sollievo, ed insieme la forza d'animo di accettare la volontà di Dio anche nella sconfitta, nella vanità di ogni cura, nella morte della persona cara. La pratica della fede religiosa con la preghiera, la partecipazione ed il sostegno alle comunità ecclesiastiche locali ed alle missioni. Effetto 'intenso per la famiglia, la disponibilità per i congiunti, anche i meno prossimi, le inizative benefiche e caritative.(...)
Ed infine una limpida intelligenza, dotato di senso dell'umorismo e della capacità di sorridere; ed anche in questo lo ammiravo: come riuscivo a tollerare le cosiddette persone moleste, i discorsi di ignoranza presuntuosa o saccente, gli atti di egoismo, di grettezza, di disonestà che si incontrano nella vita professionale, come sapeva trovare risposte mai adirate o offensive, ma, con garbo e superiore cortesia, precisare e chiarificare la situazione.
Questo è Uberto Mori come l'ho conosciuto: credente, padre di famiglia, professionista. Nel ricordo è impossibile scindere dalla gran ammirazione un sentimento che più che simpatia è fatto di amicizia, quale si prova per un amico saggio e probo che insegna la via giusta senza troppe parole, semplicemente percorrendolo.

Giovanni Ulrici Pavullo,
10 Maggio 1994


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