Biografia

1926/1948

I genitori d'Uberto, Mario Mori e Edmea Scabazzi, erano entrambi modenesi. Una signora molto distinta e paziente la madre, un uomo coraggioso e autorevole il padre, ufficiale di carriera, artigliere, pluridecorato della prima guerra mondiale. Il 28 gennaio del 1926, in Via Prampolini a Modena nacque Uberto il 7 febbraio fu battezzato nella chiesa di Sant'Agnese, gli furono imposti quattro nomi: Uberto, Domenico, Carlo e Maria. L'infanzia e la giovinezza d'Uberto trascorsero serene, anche se scandite dai frequenti spostamenti ai quali la piccola famiglia era costrella per restare unita al padre Ufficiale. Da Firenze, città in cui Uberto aveva frequentato l'asilo, i Mori andarono a vivere a Casal Monferrato e, nel 1930, il bambino fu iscrilto alle scuole elementari, che terminò poi a Trieste, nuova sede del padre. Il 19 e il 22 maggio dei 1937, nella chiesa della Beata Vergine Maria del capoluogo giuliano, ricevette i sacramenti dell'Eucarestia e della Cresima. In quel periodo frequentava la prima ginnasio al liceo Dante Alighieri ma, nell'ottobre dello stesso anno, dovette ancora cambiare città. Un nuovo ordine militare aveva, infatti, trasferito il padre, e quindi tutta la famiglia, a Gorizia. Qui Uberto frequentò la seconda e la terza ginnasio. Nel 1939 Mario Mori venne destinato a Verona, dove la sua famiglia sarebbe rimasta fino al 1943 e dove Uberto frequentò la quarta e la quinta ginnasiale presso l'Istituto Scipione Maffei. La guerra infuriava già in tutta Europa e nel 1941 a Mario Mori, nominato nel frattempo Generale di Brigata, era stato assegnalo il comando dell'artiglieria in Montenegro. La famiglia si trasferii a Monticello di Levizzano Rangone. Uberto s'iscrisse al liceo classico del Collegio San Carlo sfollato a Sassuolo. Al padre, tornato nel mese di Agosto del 1943 per una breve licenza, venne diagnosticato un tumore maligno che gli lascio pochi mesi di vita. Il comando della Repubblica Sociale, indifferente al gravissimo stato di salute del generale Mori, lo richiamò in servizio e Uberto, che aveva soltanto diciassette anni, conscio della situazione che si era creata, si offrì al suo posto. Lo scambio venne accettato. Il giovane fu arruolato e destinato a Nonantola poi a Pavia. A Nonantola appunto, a soli diciassette anni, dopo l'armistizio dell'8 settembre con un intervento tempestivo e determinante avvertì 107 ragazzi ebrei, rifugiati a Villa Emma, che poterono così mettersi in salvo prima dell'arrivo dei tedeschi e rifugiarsi in seminario ed in case private. Il 13 Agosto del 1944 morì il generale Mario Mori, ad Uberto fu concessa una licenza per partecipare ai funerali. Rimasto orfano, Uberto si considerò libero dall'impegno che, si prese per amor suo e decise di non ripresentarsi più in caserma. Nel 1944 Uberto, conseguita la maturità classica, si iscrisse alla facoltà di ingegneria meccanica a Bologna. Nel 1948, Uberto, proprio su quel treno che prendeva ogni giorno, incontrò una ragazza che non aveva mai vista prima di allora. Era Gilda Cavedoni una studentessa del quarto anno di scenografia presso l'Accademia di Belle arti di Bologna.